Lo Yoga della Risata: quando ridere fa bene

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Yoga e Risata.

Un connubio che non molte persone conoscono. Eppure, è proprio grazie alla relazione tra la respirazione profonda tipica dello yoga e gli esercizi di risate che si riesce a rilasciare endorfine, serotonina e ad abbassare il cortisolo.

Ridere fa bene al cuore, al corpo, all’anima. A qualsiasi età.

Proprio per questi motivi, lo Yoga della Risata è una delle tante attività previste dal progetto A. N. C. O. R. A. (Anziani Condividono Opportunità Ricreative e di Animazione), sostenuto con i fondi otto per mille della Chiesa valdese.

Il progetto ANCORA nasce dall’esigenza di fornire alle persone anziane un’opportunità: quella di continuare a essere loro stesse, coltivando le proprie passioni e abilità. La loro vita non si interrompe con l’arrivo presso le strutture residenziali, ma la parte relazionale e affettiva continua, supportata dagli operatori e dalle operatrici, cosi come la coltivazione di hobby e passioni. Il progetto ANCORA è pensato proprio per rispettare questa continuità, restituendo loro una quotidianità attiva, con proposte stimolanti e variegate. Il nostro desiderio come Cooperativa è di abbattere le barriere fisiche e mentali costruite attorno alla persona anziana, mostrandole che c’è ancora un mondo che la attende ed e pronto ad accoglierla.

Abbiamo intervistato Savina Trillini, una delle nostre collaboratrici che, con passione e professionalità, sta dando forma a questo straordinario progetto. È lei che tiene il corso di Yoga della Risata nelle nostre residenze per anziani.

Savina, parlaci un po’ di te e di come è iniziato questo viaggio

Lo Yoga della Risata è apparso nella mia vita in un momento tanto particolare. Stavo frequentato un corso di yoga della risata e, alla fine della sessione, non sapevo se stavo prendendo parte allo yoga della risata o allo yoga del pianto… Perché mentre tutti ridevano, io piangevo. Ho pianto per 45 minuti. Ho pensato subito che qualcosa non aveva funzionato, ma l’insegnante che teneva il corso mi disse che andava bene così. Ho allora capito che era giusto, perché la risata è qualcosa che libera. I pianti, soprattutto le prime volte, capitano spesso: tutte le nostre tensioni, le nostre preoccupazioni, se vissute bene, si sbloccano. Ti accorgi che dentro di te hai una risata che nemmeno sapevi di averla. Venivo da un momento molto difficile della mia vita, e lo yoga della risata mi è stato talmente d’aiuto che ho deciso di approfondire l’argomento, partecipando a sessioni e sessioni per vedere che il pianto, ormai, non c’era più. Al suo posto, avevo trovato la calma, la serenità, l’equilibrio. Sentivo che stavo bene. Stavo veramente bene, mi sentivo più rilassata, dormivo di più ed ero meno arrabbiata con i miei figli. Ho scelto di formarmi come insegnante di yoga della risata e mi sono certificata con Lara Lucaccioni, la massima esponente italiana di Yoga della Risata. Poi ho avuto la fortuna di fare un corso intensivo col fondatore dello yoga della risata, il dottor Madan Kataria, una delle poche volte che è venuto in Italia. Io sono molto cattolica e mi dico: «Dio mi ha dato il sorriso e io rido con lui».

Abbiamo la tendenza e l’abitudine a cercare la felicità all’esterno e al di fuori di noi, quando in realtà, prima di tutto, dovremmo trovare la felicità dentro di noi, interiormente. Una volta che troviamo la felicità dentro di noi, vediamo il mondo in modo diverso, completamente diverso.  Poi più felicità creiamo, più il mondo cambia. La risata mi ha rivoluzionato in tanti fattori personali. Io ad esempio avevo paura dell’acqua e l’ho risolta con lo yoga.

Che cos’è lo yoga della risata?

Lo Yoga Della Risata è un esercizio fisico. C’è chi va in palestra e fa i pesi… Noi facciamo esercizi di risata. Si tratta di condurre il nostro corpo, con degli esercizi, a ridere. Gli esercizi si servono dell’immaginazione, perché la risata agisce sulla parte centrale del cervello, che rappresenta la parte più creativa e più evolutiva. E allora mettiamo l’immaginazione: facciamo dei giochi simpatici, che riguardano azioni della giornata, lavorative e ci aggiungiamo una risata. Una risata che, in questo caso, quando si praticano gli esercizi, è forzata. Se viene spontanea ben venga, ma non è indispensabile.

Lo Yoga della Risata è quindi un cocktail: ci mettiamo un po’ tutte le azioni più belle, come il canto, il ballo, la recitazione.

yoga della risata
Una sessione di Yoga della Risata con il progetto A.N.C.O.R.A

Per lasciarsi completamente andare è fondamentale sentirsi in un luogo protetto e senza giudizio, perché comunque la pratica ti espone emotivamente e, soprattutto nelle prime lezioni, ci si può sentire sciocchi perché si ride “senza senso”. Poi noi siamo abituati a ridere solo di fronte a un film comico, quando ascoltiamo una barzelletta o assistiamo a una battuta. Ci dev’essere sempre qualcosa di “esterno” che scateni la risata. Purtroppo, ridiamo anche degli altri. Durante lo Yoga Della Risata, invece, ridiamo di noi, di quello che facciamo, e ci mettiamo molto in gioco. Ridiamo di noi perché viene fuori il bambino, la bambina che è in noi. I bambini e le bambine ridono sempre. Non sappiamo cantare? Ma cantiamo! Cosa importa? Ogni giorno ci nascondiamo dietro una maschera… Invece a Yoga della Risata ci mettiamo in gioco, calano le maschere: siamo tutti uguali, non ci giudichiamo. E questo è il primo step.

Con gli esercizi aumentiamo l’energia positiva, ad esempio battendo le mani (palmo con palmo, polpastrelli con polpastrelli), perché durante la risata si rilasciano endorfine, che aiutano ad alleviare il dolore, a ridurre lo stress e a generare una sensazione benessere generale.

Abbiamo preso in prestito la parola “yoga” perché dopo ogni esercizio aggiungiamo la classica respirazione: inspiriamo dal naso ed espiriamo dalla bocca. Dopo gli esercizi di risata e di respirazione si passa al momento della meditazione dello yoga, una meditazione della risata. La risata, a questo punto, non sarà più indotta, ma è spontanea: si riesce a ridere dai 10 ai 20 minuti consecutivi. È dalla meditazione della risata che parte tutto il beneficio, sia fisico, sia interiore. Poi la risata è contagiosa, e in un gruppo numeroso è difficile resistere!

La risata alza l’ossigeno, oltre a mettere in funzione 400 muscoli del nostro corpo, non solo nel viso. Lo Yoga della Risata coinvolge tutto: la pancia le braccia, le gambe, il diaframma… Ecco questo è un aspetto importantissimo: non si deve ridere di gola, perché non si produrrebbe una risata spontanea, ma si deve ridere attraverso il diaframma. La maggior parte delle persone ride con la gola. Tutto deve partire dal movimento della pancia, dal diaframma che fa proprio da culla ai polmoni: ecco perché viene coinvolto sia l’apparato respiratorio che cardiovascolare.

I benefici sono davvero molti. Ma chi sono i destinati di questa pratica?

Io lavoro e ho lavorato con tutte le fasce d’età e anche con la disabilità.

All’inizio ho fatto molti progetti con le scuole. Ma poi ho abbandonato per scelta, perché il bambino non ha bisogno dello Yoga della Risata. Con lo Yoga della Risata impariamo a tornare bambini… Come si fa a insegnare a un bambino a ridere? Lo fa già da solo! Di questa disciplina ci sarebbe tanto bisogno nelle scuole superiori. Ma è arduo: l’adolescenza è un periodo talmente critico che i ragazzi hanno difficoltà a mettersi in gioco, perché si sentono in imbarazzo e giudicati. Però è proprio lì che dovremmo entrare e speriamo di riuscirci prima possibile.

Io ho portato lo Yoga anche in strutture con persone con disabilità e ho assistito al cambiamento di due ragazzi, entrambi con problemi psichiatrici, che non potevano nemmeno guardarsi. Erano in conflitto tra loro. Dopo varie lezioni, sono riusciti a guardarsi negli occhi e, alla fine, persino ad abbracciarsi. Ho provato tana soddisfazione e tanta emozione, anche perché comunque hanno sbloccato una cosa che faceva loro del male, c’era un conflitto che non esisteva. E la loro risata era assolutamente costruita. Abbiamo creato una cosa bellissima, me lo dimostrano tutti in ogni momento. Ne sono orgogliosa e fiera. Sono felice. La prima a ricevere benefici sono io. Per me è una terapia continua. Sono loro, queste persone, che aiutano me.

Per quanto riguarda la società in generale, sono tante le persone che vogliono conoscere lo Yoga della Risata. Ognuno di noi nella propria vita attraversa, prima o poi, momenti particolari. Lutti, dolori, paure… Ci sono persone che non sanno più che significa ridere, non ci riescono proprio.

Qual è l’spetto più gratificante del tuo mestiere?

Finito il percorso, le persone riescono a sbloccarsi. Per me è una gioia immensa. Capita, purtroppo, che qualcuno molli. Una signora stava per abbandonare il corso un po’ di tempo fa; io le ho detto di non mollare, e che non era costretta a ridere. Infatti, non è indispensabile sprigionare una risata di cuore, basta fare finta. Questo è uno degli aspetti più interessanti che riguardano lo Yoga della Risata: la mente non riconosce la risata spontanea dalla risata indotta. Siccome la mente non riconosce la differenza, possiamo fare anche finta di ridere ricorrendo alle vocali a, e, i, o, u. È sufficiente iniziare un minuto al giorno, poi due, poi tre, davanti lo specchio. Questa signora ora ci sta riuscendo. Sono sicura che alla fine sbloccherà tutto.

Assistere ai cambiamenti di queste persone dev’essere qualcosa di straordinario. Ma sicuramente ti capita di entrare a stretto contatto con il loro dolore. Può esserci dunque l’altra faccia della medaglia e rischiare di far proprio il malessere altrui? Qual è l’aspetto che meno ti piace?

Sinceramente? Non c’è un aspetto che non mi piace. Non c’è. Perché comunque quando hai trovato la consapevolezza, impari ad accogliere qualsiasi cosa. Lo Yoga della Risata ti porta a lavorare molto su te stessa; e continuo ancora a farlo, mettendomi ininterrottamente in gioco. Così quando ti arriva una cosa triste, prima di tutto la accogli. Le persone con me si mettono a nudo: quando mi raccontano le loro storie, a volte tristi, io le sento mie, le sento parti di me stessa. E le accolgo. È un processo difficile, ma ci si arriva.

Parliamo di A.N.C.O.R.A., acronimo che dà il nome a un progetto innovativo basato su un approccio bio-psico-sociale. Lo yoga della Risata entra a far parte di questo progetto pensato per le anziane e gli anziani delle residenze della nostra Cooperativa. Cosa succede in una persona anziana che pratica Yoga della Risata?

Un anziano riesce a ritornare proprio un bambino. Ci riesce totalmente, molto più dell’adulto, torna puro. L’adulto, infatti, riesce sì a tornare bambino, ma non riesce a togliersi completamente la maschera. L’anziano, una volta che ha sbloccato tutto, ci riesce perché non vede più il giudizio.

In generale, la sessione con gli anziani è un po’ diversa, ha una durata minore, anche perché una persona anziana non può ridere per 15-20 minuti e ha più difficoltà nel muoversi. Però c’è sempre la possibilità del canto. Le persone anziane sanno cantare che è una meraviglia. Poi c’è il ballo: anche se sono sulla sedia a rotelle, riescono a ballare tranquillamente, nonostante i movimenti più limitati. La sessione ha la stessa magia di qualsiasi altra sessione, è solo un po’ più ridotta e limitata, rapportata all’anziano.

Nelle nostre residenze ci sono anche persone con l’Alzheimer. Cosa succede quando hai davanti una persona con questa malattia e proponi lo Yoga della risata?

La risata dà valore ai singoli momenti. Mia mamma è morta che era malata Alzheimer, e insieme praticavamo lo Yoga della Risata, giocavamo con l’immaginazione, ridevamo insieme.

L’immaginazione è la parola chiave. In quel periodo, mamma parlava sempre di un figlio che aveva. Poi capii: si rivolve a se stessa bambina. Così le avevo preso un bambolotto: lo cullava, lo coccolava. E questa bambola era lei. Si vedeva in quell’immagine. Perché comunque il cervello, con l’Alzheimer, è tornato anche indietro. Tutti noi abbiamo debambola Alzheimer i conflitti enormi con il nostro bambino interiore. Sarebbe bellissimo riuscire a sbloccare questi blocchi, che della nascita man mano si sono accumulati. E questo fatto di tenere un bambolotto tra le mani come fosse un peluche, un cuscino o una coccola è per quella persona una forma di comunicazione.

Un consiglio che daresti a chi sceglie di intraprendere questo mestiere?

Devi essere una persona molto empatica con chi ti sta di fronte. Tu devi essere la prima a crederci, che i cambiamenti portano altri cambiamenti.

Più che una pratica sembra più una filosofia di vita…

Esatto, sì. Lo Yoga della Risata è una filosofia di vita. Io metto in pratica la risata in ogni momento della giornata; ogni occasione è buona. A volte mi capita di passeggiare sul marciapiede e vedere persone con la faccia triste. Allora io sorrido loro. Sorridere a qualcuno è un gesto bellissimo, perché ti viene da ricambiare. Una signora è tornata indietro, ha detto “Scusa, ma come ti chiami? Io ti devo ringraziare… Il tuo sorriso mi ha cambiato la giornata”.

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