Musica, parole e azioni: un evento a sostegno dei servizi antiviolenza. La violenza psicologica

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Non tutte le violenze fanno rumore.

Non tutte le violenze lasciano segni sulla pelle.

Anche se ogni tipo di violenza ha in sé una componente psicologica, cita il Consiglio d’Europa (la principale organizzazione di difesa dei diritti umani in Europa), poiché lo scopo principale dell’essere violenti o offensivi è ferire l’integrità e la dignità di un’altra persona, alcune forme di violenza si definiscono ‘violenza psicologica pura’ perché hanno a che fare con comportamenti che non includono violenze fisiche, ma sono altrettanto gravi perché includono l’isolamento o la reclusione, parole minacciose che minano, con il tempo, la libertà e il benessere psicologico dell’altra persona.

Nella sfera privata, spesso la violenza psicologica non viene nemmeno riconosciuta dalla vittima stessa, anche perché può succedere che i persecutori alternino momenti di rabbia, che provocano dolore, a momenti di affetto e bisogno di amore. È per questo che la violenza psicologica è un tipo di violenza più subdolo e piuttosto difficile da dimostrare. Non lascia segni visibili sul corpo, perciò è complesso da denunciare, perché rientra nell’area della soggettività. Tuttavia, alcuni segnali sono sintomatici, ed è bene riconoscerli:

  • Se cerca di controllarti, anche attraverso ricatti
  • Quando vuole avere sotto controllo le tue amicizie e i tuoi affetti
  • Se minaccia la sottrazione dei figli nel caso tentassi di denunciare la violenza
  • Quando manifesta una gelosia ingiustificata
  • Se mette in discussione il tuo ruolo di genitore
  • Quando mina la tua dipendenza economica e/o morale
  • Se esercita una manipolazione psicologica violenta (Gaslighting)
  • Quando si serve della scusa del “troppo amore” per insistenti avances sessuali
  • Se fa finta che non siano accaduti degli episodi di violenza
  • Quando ti svaluta o svaluta i tuoi successi, l’abbigliamento, ciò che fai e che sei
  • Se cerca di disorientarti con atteggiamenti che ti fanno dubitare sulla realtà degli atti violenti subiti.

La violenza psicologica, in tutte le sue forme, è stata il fil rouge di un nostro evento: “Musica, parole e azioni: un evento a sostegno dei servizi antiviolenza”, che si è tenuto domenica 23 luglio nell’incantevole Orto dei Frati di Montecosaro .

L’evento, ideato e organizzato dalla nostra Cooperativa, con il patrocinio del Comune di Montecosaro, si è aperto con l’apericena solidale, a cura dell’Osteria San Lorenzo, i cui proventi sono stati destinati interamente ai nostri servizi antiviolenza.

La violenza psicologica ci è stata raccontata e mostrata magistralmente attraverso lo spettacolo teatrale Violenza Tacita, un monologo a tre voci. Il racconto, scritto e interpretato da Giulia Merelli (attrice e autrice), è stato accompagnato dai brani interpretati da Serena Abrami (cantante e cantautrice) e Monica Del Carpio (violoncellista). Le vibrazioni sonore dello spettacolo hanno preso per mano lo spettatore e condotto in un viaggio dentro se stesso. Un viaggio di storie e testimonianze contro pregiudizi e credenze errate, capace di farci ri-considerare relazioni e modi di vivere.

“Il tema della violenza di genere è complesso, non semplice da affrontare.” – spiega Serena Abrami“Tuttavia non è difficile capire che, più che installare panchine rosse, servirebbe un profondo lavoro di sensibilizzazione culturale e sociale, a partire dagli asili e dal contesto familiare. A maggior ragione se non vi è attenzione nell’ambiente casalingo.

Non è difficile capire (o forse sì) che la violenza, come nell’intenso testo dell’attrice Giulia Merelli, può anche non mostrarsi attraverso lividi e occhiali scuri.

Che la consapevolezza, che induce a chiedere aiuto alle forze dell’ordine e ai centri antiviolenza, è decisiva, ma sono necessari investimenti di lungo periodo nelle scuole, affinché si possa lavorare capillarmente sulla prevenzione, con figure specifiche in dialogo con le parti del sistema.

Il femminicidio è tristemente “solo” il punto di arrivo. A proposito, dall’inizio dell’anno corrente ad oggi ammontano a 62 il numero delle vittime.

Sono passati più di vent’ anni dalla nascita del primo centro e nella provincia di Macerata (Sos Donna), La Cooperativa Sociale Il Faro è in prima linea con cinque sportelli attivi, grazie all’impegno di persone combattenti.”

La serata è stata anche un’occasione per raccontare i progetti che abbiamo realizzato e le esperienze di vita delle tante donne che abbiamo avuto la fortuna di incontrare, al fine di creare una comunità consapevole e responsabile.

Abbiamo parlato del Centro Antiviolenza di Macerata, degli sportelli territoriali (di Civitanova Marche, Castelraimondo, Porto Recanati e San Ginesio) e delle Case Rifugio della Cooperativa Il Faro.

Sono intervenuti il Sindaco di Montecosaro, Reano Malaisi, la Vicesindaca Lorella Cardinali, l’Assessore ai servizi sociali Stefania Lufrano.

La dott.ssa Elisa Giusti, Supervisor e Coordinatrice Territoriale dei Servizi Antiviolenza, aprendo la serata, ci ha fornito qualche numero: “nel 2022, le donne che si sono rivolte al CAV di Macerata sono state 248 (160 solo da gennaio a giugno 2023), senza contare coloro che si rivolgono ai carabinieri, ai servizi sociali o al pronto soccorso.”

Serate come questa servono ad aprire gli occhi su un problema quanto mai attuale. Grazie alle donazioni raccolte, noi del Faro potremo realizzare progetti di sostegno all’autonomia, al reinserimento sociale e lavorativo delle donne e attività per i minori che si trovano nelle strutture di accoglienza.

In questi anni abbiamo formato équipe di professioniste, sociologhe, psicologhe, avvocate, educatrici, assistenti sociali e volontarie, che hanno accolto dal 2015 circa 1000 donne che hanno subito violenza di genere.

Abbiamo accompagnato le mamme e i loro figli nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza attraverso i progetti costruiti sia presso il Centro Antiviolenza di Macerata e presso gli sportelli territoriali (di Civitanova Marche, Castelraimondo, Porto Recanati e San Ginesio), sia all’interno delle Case Rifugio.

Grazie all’impegno, la professionalità e la passione con cui abbiamo lavorato in questi anni siamo riusciti a creare una rete antiviolenza attiva e partecipata, con la collaborazione e il supporto costante delle istituzioni, delle scuole e delle varie realtà associative locali.

Possiamo comunque fare sempre di più.

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